In memoria di Stefania Severini
I valori secondo Costantino Esposito
di Lara Bevilacqua
Tradizione: “trasmissione nel tempo da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze” (www-treccani.it). È con questo spirito, continuare la tradizione, ossia trasmettere nel tempo, alle diverse generazioni di studentesse e studenti del “Da Vinci” di Civitanova Marche, la luminosa memoria della professoressa Stefania Severini, che il Dipartimento di Filosofia e Storia, anche quest’anno, lo scorso 5 dicembre, ha organizzato un convegno a lei dedicato. Il quinto.
Il tema – quello dei valori – è stato di nuovo suggerito dalla competizione filosofica nazionale delle Romanae Disputationes 2025. Quest’anno, però, prima dell’inizio dei lavori, c’è stata una bella sorpresa: gli studenti dell’Istituto – che nel prossimo mese di marzo andranno a Bologna a discettare di valori con altri coetanei provenienti da tutto lo stivale – da remoto, hanno ricevuto un saluto e parole d’incoraggiamento dal professor Marco Ferrari, ideatore e direttore del prestigioso concorso. Per sviscerare la delicata e complessa questione dei valori, con una lectio dal titolo I valori nel tempo del nichilismo. Dalla critica degli idoli alla sfida della libertà”, è tornato invece il professor Costantino Esposito dell’Università di Bari Aldo Moro. Nonostante i suoi numerosi impegni, il professore ha ancora una volta onorato il “Da Vinci” di Civitanova Marche della sua autorevole e preziosa presenza.
Il professore entrando subito nel vivo del tema ha iniziato la sua lectio presentando la questione dei valori come un problema: da una parte essi sembrano ormai logorati, usurati, eppure di essi c’è ancora bisogno … per vivere! Nella prima parte del suo intervento – di taglio storico – Esposito ha ravvisato nel nichilismo iconoclasta di fine Ottocento – quello incarnato, in ambito letterario, dai personaggi dei grandi romanzieri russi come Turgenev, Dostoevskij, e drammaticamente annunciato dall’uomo folle di Nietzsche che grida “Dio è morto” – il tramonto dei valori della tradizione platonico-cristiana che si sono lentamente esauriti, per così dire, dal loro stesso interno. Colpiti dal martello di Nietzsche, infatti, essi hanno rimbombato mostrando di esseri vuoti. Meri idoli. Secondo Esposito questa è stata la geniale intuizione del filosofo di Röcken: aver compreso che i valori della tradizione non erano più valori perché si erano allontanati dalla vita. Il nichilismo – mette in evidenza il professore – è stato un inevitabile tornante nel percorso della cultura occidentale e lo è anche nell’esistenza di ciascun essere umano. C’è sempre, per tutti, un momento nichilista, quello in cui si ha l’impressione che “manca il senso, manca il fine”, e che “i valori supremi si svalorizzano”. Questo momento, dice Esposito, può essere una chance preziosa per capire se i valori che ci sono stati consegnati dalla tradizione valgono ancora, ossia se sono dentro la nostra vita o al contrario sono solo valori che ci limitiamo ad ereditare e che ci sforziamo di realizzare. Una persona che non abbia mai sentito il brivido, la sfida del nichilismo, secondo Esposito, comprende di meno se stesso e il mondo. Per questa ragione, a suo avviso, ogni epoca, ogni generazione, ogni singola persona dovrebbe sempre ri-conquistare di nuovo i valori che riceve in eredità.
Passando alla seconda parte della sua lectio – quella di natura più teoretica – il professore dice che il nichilismo, manifestatosi a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha avuto come esiti due uscite, così le definisce Esposito: la prima, è quella nietzscheana che ha tentato una trasvalutazione dei valori ponendo nuovi valori ossia quello del Superuomo, quello della Volontà di Potenza ed infine quello dell’ Eterno ritorno dell’eguale che sfocia nell’Amor fati, cioè nell’accettazione della pura necessità priva di senso e telos; la seconda, è quella del Formalismo o Positivismo che ha risposto alla crisi dei valori attraverso una scienza Wert-frei cioè avalutativa, ergo libera dai valori. Ora sia nel primo caso che nel secondo, dice Esposito, ci si trova davanti al seguente problema e cioè che l’essere del mondo è ridotto a valore. Giunto a questo punto, il professore, per cercare di rispondere alla domanda che più gli sta a cuore – che cosa significa essere un valore? – espone la critica rivolta ai valori da due grandi pensatori del Novecento filosofico: M. Heidegger e C. Schmitt. La tesi che accomuna il pensiero di entrambi è che l’essere divenuto valore è degradato in quanto la logica del valore è una logica economica che degenera non appena abbandona l’ambito ad essa pertinente ossia quello dell’economico e della iustitia commutativa. I valori, infatti, presuppongo sempre uno che li ponga, un soggetto valutatore che dica: “Questo vale!”, implicano un più o un meno, hanno bisogno di non valori, e spesso sono, o facilmente possono, entrare in conflitto. Alla luce di ciò, dobbiamo allora rinunciare ai valori? Oppure stare dentro il sistema dei valori che di volta in volta può cambiare generando contrasti e ostilità? Per uscire da questo sterile aut aut Esposito propone una “terza via”: quella che parte dall’esperienza e che, passando attraverso il grimaldello del giudizio, fa sentire che vale la pena di incarnare liberamente i valori a cui si fa riferimento. Da questo punto di vista i valori, verificati, smettono di essere ideali alternativi alla vita che dobbiamo cercare di realizzare con sforzo, e diventano fatti. Il valore, infatti, non è mai qualcosa di assoluto ma è piuttosto un accaduto, cioè qualcosa che accade: la sua logica non è – non può essere! – la prescrizione ma la descrizione. Gli ideali nascono dalla vita attraverso un’esperienza di libertà e non possono mai essere imposti alla vita. Dunque, solo passando dalla dimensione della valutazione a quella del giudizio il valore può tornare ad essere “un essere” e non più solo un valore. Questa, secondo Esposito, è l’unica possibilità di ridare un nuovo senso – un senso riconquistato e strappato al nichilismo – alla parola valore. In chiusura di lectio è questa, dunque, la suggestiva proposta di Esposito: intendere il valore come fiore del giudizio, più precisamente, come fiore dell’esperienza. Questi ovviamente sono solo alcuni degli snodi teoretici della bella lectio tenuta da Costantino Esposito! Per chi non abbia potuto partecipare all’evento e per chi voglia ri-gustare e ri-meditare i numerosi spunti di riflessione offerti dal professore, sul canale YouTube dell’I.I.S. “Da Vinci” è disponibile la registrazione integrale del V seminario in memoria di Stefania Severini grazie alla quale la riflessione sui valori può continuare.
Il tema – quello dei valori – è stato di nuovo suggerito dalla competizione filosofica nazionale delle Romanae Disputationes 2025. Quest’anno, però, prima dell’inizio dei lavori, c’è stata una bella sorpresa: gli studenti dell’Istituto – che nel prossimo mese di marzo andranno a Bologna a discettare di valori con altri coetanei provenienti da tutto lo stivale – da remoto, hanno ricevuto un saluto e parole d’incoraggiamento dal professor Marco Ferrari, ideatore e direttore del prestigioso concorso. Per sviscerare la delicata e complessa questione dei valori, con una lectio dal titolo I valori nel tempo del nichilismo. Dalla critica degli idoli alla sfida della libertà”, è tornato invece il professor Costantino Esposito dell’Università di Bari Aldo Moro. Nonostante i suoi numerosi impegni, il professore ha ancora una volta onorato il “Da Vinci” di Civitanova Marche della sua autorevole e preziosa presenza.
Il professore entrando subito nel vivo del tema ha iniziato la sua lectio presentando la questione dei valori come un problema: da una parte essi sembrano ormai logorati, usurati, eppure di essi c’è ancora bisogno … per vivere! Nella prima parte del suo intervento – di taglio storico – Esposito ha ravvisato nel nichilismo iconoclasta di fine Ottocento – quello incarnato, in ambito letterario, dai personaggi dei grandi romanzieri russi come Turgenev, Dostoevskij, e drammaticamente annunciato dall’uomo folle di Nietzsche che grida “Dio è morto” – il tramonto dei valori della tradizione platonico-cristiana che si sono lentamente esauriti, per così dire, dal loro stesso interno. Colpiti dal martello di Nietzsche, infatti, essi hanno rimbombato mostrando di esseri vuoti. Meri idoli. Secondo Esposito questa è stata la geniale intuizione del filosofo di Röcken: aver compreso che i valori della tradizione non erano più valori perché si erano allontanati dalla vita. Il nichilismo – mette in evidenza il professore – è stato un inevitabile tornante nel percorso della cultura occidentale e lo è anche nell’esistenza di ciascun essere umano. C’è sempre, per tutti, un momento nichilista, quello in cui si ha l’impressione che “manca il senso, manca il fine”, e che “i valori supremi si svalorizzano”. Questo momento, dice Esposito, può essere una chance preziosa per capire se i valori che ci sono stati consegnati dalla tradizione valgono ancora, ossia se sono dentro la nostra vita o al contrario sono solo valori che ci limitiamo ad ereditare e che ci sforziamo di realizzare. Una persona che non abbia mai sentito il brivido, la sfida del nichilismo, secondo Esposito, comprende di meno se stesso e il mondo. Per questa ragione, a suo avviso, ogni epoca, ogni generazione, ogni singola persona dovrebbe sempre ri-conquistare di nuovo i valori che riceve in eredità.
Passando alla seconda parte della sua lectio – quella di natura più teoretica – il professore dice che il nichilismo, manifestatosi a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha avuto come esiti due uscite, così le definisce Esposito: la prima, è quella nietzscheana che ha tentato una trasvalutazione dei valori ponendo nuovi valori ossia quello del Superuomo, quello della Volontà di Potenza ed infine quello dell’ Eterno ritorno dell’eguale che sfocia nell’Amor fati, cioè nell’accettazione della pura necessità priva di senso e telos; la seconda, è quella del Formalismo o Positivismo che ha risposto alla crisi dei valori attraverso una scienza Wert-frei cioè avalutativa, ergo libera dai valori. Ora sia nel primo caso che nel secondo, dice Esposito, ci si trova davanti al seguente problema e cioè che l’essere del mondo è ridotto a valore. Giunto a questo punto, il professore, per cercare di rispondere alla domanda che più gli sta a cuore – che cosa significa essere un valore? – espone la critica rivolta ai valori da due grandi pensatori del Novecento filosofico: M. Heidegger e C. Schmitt. La tesi che accomuna il pensiero di entrambi è che l’essere divenuto valore è degradato in quanto la logica del valore è una logica economica che degenera non appena abbandona l’ambito ad essa pertinente ossia quello dell’economico e della iustitia commutativa. I valori, infatti, presuppongo sempre uno che li ponga, un soggetto valutatore che dica: “Questo vale!”, implicano un più o un meno, hanno bisogno di non valori, e spesso sono, o facilmente possono, entrare in conflitto. Alla luce di ciò, dobbiamo allora rinunciare ai valori? Oppure stare dentro il sistema dei valori che di volta in volta può cambiare generando contrasti e ostilità? Per uscire da questo sterile aut aut Esposito propone una “terza via”: quella che parte dall’esperienza e che, passando attraverso il grimaldello del giudizio, fa sentire che vale la pena di incarnare liberamente i valori a cui si fa riferimento. Da questo punto di vista i valori, verificati, smettono di essere ideali alternativi alla vita che dobbiamo cercare di realizzare con sforzo, e diventano fatti. Il valore, infatti, non è mai qualcosa di assoluto ma è piuttosto un accaduto, cioè qualcosa che accade: la sua logica non è – non può essere! – la prescrizione ma la descrizione. Gli ideali nascono dalla vita attraverso un’esperienza di libertà e non possono mai essere imposti alla vita. Dunque, solo passando dalla dimensione della valutazione a quella del giudizio il valore può tornare ad essere “un essere” e non più solo un valore. Questa, secondo Esposito, è l’unica possibilità di ridare un nuovo senso – un senso riconquistato e strappato al nichilismo – alla parola valore. In chiusura di lectio è questa, dunque, la suggestiva proposta di Esposito: intendere il valore come fiore del giudizio, più precisamente, come fiore dell’esperienza. Questi ovviamente sono solo alcuni degli snodi teoretici della bella lectio tenuta da Costantino Esposito! Per chi non abbia potuto partecipare all’evento e per chi voglia ri-gustare e ri-meditare i numerosi spunti di riflessione offerti dal professore, sul canale YouTube dell’I.I.S. “Da Vinci” è disponibile la registrazione integrale del V seminario in memoria di Stefania Severini grazie alla quale la riflessione sui valori può continuare.
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