Io capitano/a della mia anima

Io capitano/a della mia anima

Personale scolastico

d i Camilla Turchi (5B Classico). Giovedì 11 Aprile scorso, nel nostro Auditorium, gli studenti delle classi quinte sono stati coinvolti nell’incontro con la prof.ssa Francesca Senesi , avvincente formatrice interculturale, in costante contatto con i giovani sia in Italia sia in Colombia, dove ha avuto l’occasione di trascorrere dodici anni della sua vita ed è tuttora docente universitaria. Materia di confronto è stata la delicata tematica delle migrazioni umane, percepita come questione di emergente attualità dalla generazione “Z”. La questione trova giustamente spazio nelle scuole italiane, grazie anche alla maggior importanza attribuita, in tempi recenti, alla Cittadinanza attiva nell’ambito dell’Educazione civica. Così, anche nel nostro istituto, abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci sulla questione, grazie al progetto “Io capitano/a della mia anima”, promosso dalla prof.ssa Barbara Amato, che ha coinvolto Francesca Senesi, la quale, oltre che docente universitaria, svolge attività di formazione nelle scuole e in diverse associazioni, negli ambiti dell’interculturalità, pace e trasformazione dei conflitti, sviluppo sostenibile e cittadinanza mondiale. L’approccio della relatrice è stato fin da subito informale, diretto ed empirico. Anziché proporci una trattazione teorica dell’argomento, la prof.ssa Senesi ci ha guidati in un percorso di consapevolezza e sensibilizzazione. Per prima cosa, ci ha invitato a formulare un breve profilo personale di noi stessi, prima nella nostra lingua madre, poi nella seconda lingua che conosciamo meglio e infine in una terza lingua che padroneggiamo meno. L’‘esperimento’ ci ha fatto comprendere come la percezione della nostra identità possa mutare (ai nostri occhi e a quelli altrui) a seconda del contesto culturale in cui ci esprimiamo e ci ha fatto toccare con mano il problema del riconoscimento socio-culturale cui va incontro chi emigra in paesi stranieri. La metodologia scelta dalla relatrice è stata mirata ed efficace: un’accurata selezione di filmati brevi, ma pregnanti, incisivi e ricchi di spunti di riflessione. Video adatti ad un pubblico giovane, che è stato in questa maniera coinvolto attraverso tutti i sensi percettivi e guidato dal commento della relatrice che seguiva ad ogni filmato. I documenti multimediali proposti spaziavano da fatti realmente accaduti nella nostra penisola (la terribile strage di Cutro) ­­– accompagnati da testimonianze e commenti raccolti direttamente dal luogo degli eventi –, al mondo della fiction, del cinema, della poesia. È stata letta, infatti, Invictus , del poeta inglese William Ernest Henley, usata da Nelson Mandela per darsi coraggio negli anni della sua prigionia durante l’apartheid. È proprio l’ultimo verso della poesia “Io sono il capitano della mia anima” che ha dato il titolo al progetto cui abbiamo partecipato. È stato utilizzato anche il linguaggio della musica, con la significativa testimonianza del cantante italo-tunisino Ghali, indiscutibile punto di contatto con la platea dei giovani presenti. L’interpretazione degli stimoli proposti è stata lasciata libera e individuale, ma con l’invito a responsabilizzarci e ad agire consapevolmente per il futuro, in merito alla questione. Il risveglio della nostra capacità critica, focus principale della conferenza, si rivela indispensabile per una progressiva presa di coscienza attiva soprattutto per giovani della nostra età. È stata premura della relatrice far sì che venisse destata in noi proprio una consapevolezza empatica riguardo alla questione, tramite una presentazione affatto banale e una selezione di argomentazioni interessanti e non tediose. L’incontro si è concluso con uno spezzone del film “Io capitano” di Matteo Garrone (che, insieme alla poesia Invictus ha ispirato il nome del progetto in questione), seguito con forte interesse da parte del pubblico. Nonostante i diversi punti di vista, l’incontro è stato recepito, in generale, con vivo interesse da noi studenti, scatenando quel desiderio di cambiamento di cui vogliamo essere noi stessi gli artefici. Un ottimo stimolo per una svolta che potrebbe rivelarsi decisiva per mutare le cose. Referente progetto Prof.ssa Barbara Amato



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