Seminari di Filosofia – Physis

Seminari di Filosofia - Physis

Personale scolastico

In quest’anno scolastico il nostro istituto, e in particolare il dipartimento di Filosofia, ha potuto attivare una nuova collaborazione con la Scuola di formazione filosofica “Mario Alcaro” che, insieme all’Università degli Studi di Macerata, ha reso possibile la realizzazione di seminari di Filosofia sul tema della Phisis, offrendo agli studenti del triennio opportunità di incontro con diversi e autorevoli studiosi della disciplina e creando occasioni di approfondimento e di dialogo. Gli studenti delle classi terze hanno incontrato la Prof.ssa Arianna Fermani che li ha guidati in un appassionato approfondimento sulla natura in Aristotele, per le classi quarte Il Prof. Paolo Godani ha affrontato il tema della natura in un serrato confronto tra Spinoza e Kant, mentre gli studenti di quinta hanno approfondito con la Prof.ssa Fabiola Falappa il tema della Natura tra  Schelling ed Hegel.

Di seguito alcuni passi dai contributi di sintesi degli studenti delle terze e quinte (del seminario per le classi quarte abbiamo già parlato in una precedente pubblicazione).

La Physis in Aristotele

di Valeri Maria Andrea, III D Scientifico

La Prof.ssa Fermani ha introdotto il seminario con un’analisi puntuale dei significati che il termine phisis nasconde: la physis ha a che fare con la nascita, con la crescita, con la generazione, ma indica anche la realizzazione perfetta (attraverso la scoperta) della natura delle cose.  Secondo Aristotele la natura ha un valore descrittivo e prescrittivo/valutativo. Il primo dice come le cose stanno nella maggior parte dei casi, mentre il secondo indica come le cose devono stare e, ciò che non sta così, è male. Inoltre, per il filosofo, la physis è regolarità e, in quanto tale, oggetto di scienza (non c’è scienza del particolare, di quello c’è l’esperienza). Passando dalla natura del tutto alla natura umana, la professoressa sottolinea che anche in questo caso la natura ha a che fare con il compimento di sé, ma ciò non significa che per una vita riuscita sia necessario raggiungere l’ottimo, ma è sufficiente giungere al meglio-possibile. La Fermani aggiunge anche che il percorso per arrivare alla felicità non è sicuramente semplice: ci saranno alti e bassi, ricordandoci che la nostra fragilità, rende sì tutto più difficile, d’altra parte, però, rende anche tutto più bello (tanti limiti ma tante risorse).

Le lezioni successive sono state dedicate alla natura umana, di cui è stata sottolineata la complessità, essa è infatti composta di ragione e desiderio. L’essere umano, infatti, è un animale razionale proprio per la sua duplice natura. La nostra natura, però, si scopre con l’esperienza, con un pizzico di fortuna, ma soprattutto con la strategia: per essere felici bisogna impegnarsi. Una vita felice è una vita armonica, umana, che da una serie di imperfezioni riesce comunque a cogliere il bello. Ma ancora emerge la duplicità della natura umana: vi è una prima natura che è quella con cui nasciamo e che quindi non dipende da noi, mentre la seconda, ovvero quella da realizzare, dipende dalle nostre scelte (come disse anche Jean-Paul Sartre “nous sommes nos choix”). L’essere umano è l’unico capace di scegliere, e, seppur impegnative, le scelte sono necessarie.

La Fermani ha poi affrontato un tema che ha particolarmente toccato gli ascoltatori: la cura. Per raggiungere una vita felice è necessario stare bene: se io sto male devo agire curando il corpo, l’anima, ma anche il luogo dove mi trovo. La filosofia, è una cura (paideia= nutrimento dell’anima; formazione); far filosofia significa prendersi cura di sé (se non stiamo bene con noi stessi, risulterà complicato stare bene con gli altri).

L’ultima lezione è stato un momento di vero e proprio dialogo, che ha coinvolto noi studenti con passione ed entusiasmo.  Si è parlato di Dio, del rapporto con sé stessi e con gli altri e sono stati approfonditi alcuni aspetti delle lezioni precedenti, quali natura, realizzazione e felicità.  Tutto il percorso è stato un interessantissimo ed anche piacevole evento, perché c’è stata l’occasione di fare filosofia tutti insieme, condividendo una meravigliosa ed indimenticabile esperienza.

La natura tra Schelling e Hegel

Di Lucia Annibali, Agnese Mattei, Edoardo Pulcini, V A Scientifico

All’interno del corso realizzato quest’anno dal nostro Istituto in collaborazione con Scholè, gli studenti del quinto anno hanno potuto analizzare in maniera più specifica la tematica della natura attraverso le filosofie di Schelling ed Hegel. La docente di Ermeneutica filosofica, Prof.ssa Fabiola Falappa, ha introdotto la questione agli studenti ponendo l’attenzione sia sui punti in comune e sulle differenze fra i due filosofi, sia su come i loro insegnamenti siano attuali tutt’oggi. È stato infatti trattato lateralmente il tema della transizione ecologica che spesso, purtroppo, si riduce ad essere solo uno slogan privo di significato.

Prendendo avvio dal pensiero di Schelling, si è potuto evidenziare come da esso emerga una profonda e radicata corrispondenza tra Natura e Spirito, corrispondenza che la Filosofia ha il compito di far emergere e riconciliare là dove la storia ha compiuto una separazione. Ciò non rimane solo una riflessione del pensiero dell’Ottocento, ma arriva fino a noi, richiamando l’uomo contemporaneo a un rapporto di reciprocità tra uomo e natura e non di dominio. Diversamente da Schelling, Hegel pone invece la centralità sullo Spirito. La Natura per Hegel è oggettivazione dell’idea, manifestazione esteriore di essa. Seppure anche Hegel cerchi la conciliazione, lo Spirito rimane per il filosofo superiore alla natura e ha come compito il sapere di cui la natura costituisce l’oggetto. La riflessione che la professoressa ha guidato anche attraverso la lettura di testi dei due filosofi, ha posto in serrata dialettica i due pensatori passando per le ardue questioni del male, della libertà e della filosofia positiva , tutto ciò nella prospettiva di un confronto con visioni del mondo che possano aiutare l’uomo contemporaneo a decifrare e comprendere l’intricato rapporto tra l’uomo e la natura, il rischio del dominio tecnico sul mondo e l’appello ad un reciprocità con la natura mai ingenua e superficiale.

 

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